
Maldive Alimatha
Maldive Alimatha
Caterina è una nostra carissima cliente che, a causa nostra, soffre in forma grave di Maldivite... Ecco il suo racconto dopo aver trascorso una settimana al villaggio Bravo Alimathà.
“È inutile. Capisci cosa vuol dire “ammalarsi di Maldive” solo quando le vedi con i tuoi occhi, le percorri con i tuoi piedi, le vivi con le tue emozioni.
Perché, per quante descrizioni ed opinioni tu possa leggere e per quante fotografie tu possa guardare, è solo quando arrivi che capisci che, da quel momento, la tua vita non sarà più la stessa. Semplicemente perché tu non sarai più lo stesso.
Ho deciso di raccontare la mia Alimatha in base a quello che da lì ho portato a casa con me. Perché sarebbero tante le cose da dire. Ma, ogni volta che chiudo gli occhi, alcune arrivano alla memoria prima di altre.
Mi sono portata via la magia. La magia della vista degli atolli dall’aereo. La magia dell’idrovolante, sia con il bello che con il brutto tempo, e dei suoi piloti, sempre rigorosamente scalzi. La magia dell’isola, grande al punto giusto da farti sentire protetto ma da non farti sentire mai solo.
Mi sono portata via il fascino struggente del pontile. Affascinante perché, quando arrivi, ti accompagna dolcemente ed altrettanto dolcemente ti fa realizzare che in quel paradiso ci sei per davvero. Struggente perché, quando te ne vai, il distacco è lento e doloroso. Vietato voltarsi e guardare indietro. Io l’ho fatto, ed ho quasi pianto.
Mi sono portata via i tramonti. Mai ne ho visti di così belli e di così emozionanti. Mai uguali, mai banali. Magari non tutti li vivono con il mio animo forse un po’ troppo romantico, ma vi assicuro che quelle luci, sempre diverse, hanno un fascino al quale non si può rimanere indifferenti.


Mi sono portata via il mare. Con le sue mille sfumature: tuchese, tiffany, azzurro, blu, blu scuro… sempre caldo, sempre trasparente. Che piova, che il cielo sia nuvoloso o che splenda il sole, quel mare ha colori che ti entrano dentro. E che difficilmente potrò scordare.
Mi sono portata via la gente. I maldiviani, amichevoli, educati, simpatici, generosi ma mai invadenti. Gli animatori (davvero bravissimi), ai quali ci siamo affezionati al di là di ogni previsione. E tutti gli altri. In un posto così prima o poi arrivi a conoscere tutti ed a condividere la tua esperienza anche con loro, e forse questo è anche il suo bello.
E poi mi sono portata via tante piccole cose. Mi sono portata via il senso di libertà di camminare sempre e solo a piedi nudi. Mi sono portata via la fede, prima persa e poi incredibilmente ritrovata nel campo da beachvolley. Mi sono portata via l’emozione di nuotare insieme a pesci mai visti e si, anche agli squali. Mi sono portata via la vittoria nella partita di calcetto Italia contro Maldive. Mi sono portata via la lingua di sabbia, il fascino del cielo stellato, i delfini. Mi sono portata via delle grandi abbuffate, perché io lí ho mangiato da re.
Ma più di tutto mi sono portata via l’entusiasmo e la gioia dipinti sul volto di mia figlia, che ha avuto il privilegio di vedere un posto così a soli nove anni. E mi sono portata via una vittoria. Quella di sentirmi dire da mio marito, che aveva paura di annoiarsi una settimana in mezzo all’oceano, “ti prego, qui ci dobbiamo tornare al più presto””.



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